Abitato protostorico e probabile necropoli (insediamento, insediamento)

Alessandria, ca IX sec. a.C - ca VI sec. a.C

Nel corso di una serie di ricognizioni effettuate tra il 1972 e il 1982 dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte, si è individuata un'ampia area (circa 60.000 mq) interessata dall'affioramento di materiali litici, ceramici, e metallici in grande quantità. Essi sono per lo più databili alla prima età del Ferro. L'area dell'abitato è stata ubicata esattamente grazie alle sistematiche raccolte di superficie, effettuate all'interno di una maglia regolare di quadrati di m. 10 per lato. Essa sembra essere costituita da capanne con rivestimenti di argilla, come dimostrato dai frammenti di concotto raccolti sul terreno. Le successive campagne di scavo (1985-1993 e 2007-2008) hanno permesso di indagare le strutture, rinvenute in negativo e costituite per lo più da buche di palo, semplici o con fossa di fondazione, concentrate nella fascia centrale. Alcune fosse, anche di grandi dimensioni, erano funzionali al prelievo dell’argilla o alla raccolta dell’acqua; altre alla combustione e alla cottura; tutte sembrano essere state riutilizzate per lo scarico dei rifiuti (nei riempimenti si rinvengono carboni e ceneri, resti faunistici e ceramici, scarti di lavorazione fittili e litici). Si individuano un paio di pozzi, anch’essi riutilizzati come fosse di scarico, e frammenti di concotto relativi a fornaci per vasi. In parte conservata in situ è una fornace per la cottura dei vasi composta da due grandi fosse collegate tra loro colmate da ceneri e carboni. Alle estremità orientale e occidentale sono presenti due canali artificiali, con funzione di drenaggio, collegabili ad un fossato rinvenuto a S. L’abitato mostra tutte le particolarità tipiche di un insediamento a carattere artigianale e manifatturiero, connesso alla lavorazione dell’argilla e alla produzione di recipienti di ceramica ad impasto. Sembra inoltre di poter individuare una differenziazione delle zone di produzione in funzione della tipologia dei recipienti da realizzare. Nelle immediate vicinanze non è esclusa l'esistenza di una necropoli con tombe ad incinerazione, a pozzetto. Tra il materiale rinvenuto (ceramica d’impasto locale, oggetti di ornamento in bronzo di tradizione golasecchiana, industria litica e su osso) risulta quantitativamente significativa la presenza di bucchero padano (uno con iscrizione onomastica etrusca) che conferma contatti e rapporti commerciali con il mondo etrusco, sui percorsi che collegavano gli abitati liguri e quelli golasecchiani della valle del Ticino. Il riempimento di una fossa che restituisce materiali databili all’Età del Bronzo Finale dimostra una frequentazione precedente all’Età del Ferro, confermata anche dal rinvenimento di materiali isolati (tra cui una punta di freccia in selce e un’ascia in pietra verde levigata), riferibili al Paleolitico Medio (100.000-40.000 anni fa), al Neolitico (V-IV millennio a.C.) e all'Eneolitico (seconda metà del III millennio a.C.)

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