sito pluristratificato con fasi di frequentazione da età pre-protostorica a età moderna (castello, insediamento)

Castello Di Annone, X sec. d.C - XVI sec. d.C

Il sito di Castello d’Annone è caratterizzato da una continuità di insediamento dal Neolitico fino al Medioevo, grazie alla sua posizione lungo un’importante arteria di navigazione fluviale, la valle del fiume Tanaro. Su un substrato di sabbie astiane, contenenti una grande quantità e varietà di fossili si impostano le prime evidenze di frequentazione del sito che risalgono al Neolitico medio (metà V millennio a.C.): capanne poste sulla sommità dell’altura, con alzati in paleria e terra cruda, corredate da strutture orizzontali di varia tipologia e funzione (piastre per cottura, rivestimenti di pavimentazioni e soppalchi). I materiali rinvenuti sono riferibili alla cultura del Vaso a Bocca Quadrata, notevoli sia per varietà tipologica (dalla litica - selce, ossidiana, quarzo - agli oggetti fittili) che per quantità e stato di conservazioni. I materiali rinvenuti informano su un’economia di tipo agricolo-pastorale cui si affianca l’attività domestica della tessitura. Nel corso del Neolitico sul sito si deposita un potente strato franoso con orientamento da SE a NW; poco dopo si forma in più punti un deposito colluviale superiore, che si depone lungo i lati del corpo franoso. La scelta del sito sulla sommità continua anche nell’età del Rame (fine V-secondo quarto IV millennio a.C.), quando continuano i contatti con l’Italia centrale, già attivi nel Neolitico. Nell’età del Bronzo antica (XX-XVIII sec. a.C.) gli indizi di frequentazione sono più sporadici, ma vanno ad aumentare nell’età del Bronzo medio-recente (metà XVI-metà XIII sec. a.C.) e nell’età del Bronzo finale (XII-XI sec. a.C.). Le attività di allevamento e agricoltura aumentano e risultano maggiormente controllate. I frammenti ceramici rinvenuti denotano una varietà di forme e decorazioni vascolari prodotte molto probabilmente in loco. Anche l’industria metallurgica testimonia un elevato livello tecnologico. Nella prima età del Ferro il popolamento si colloca in continuità con la frequentazione del Bronzo finale e rientra nella stessa prospettiva economico-commerciale, con direttrici rivolte verso l’Etruria padana e verso il bacino dell’asse Po-Ticino (Golasecca). In età romana passava di qui il tracciato della via Fulvia e tracce di frequentazione sono evidenti ai piedi della collina, come attestano i materiali rinvenuti databili tra la fine del I sec. a.C. ed età tardoantica. In epoca medievale la sommità della collina è occupata da un insediamento fortificato a dominio della valle e delle direttrici viarie già attive in epoche precedenti. Il castrum Novi è già attestato nella prima metà del X sec. d.C. e doveva essere corredato, almeno fino al XII sec. d.C., da mura difensive e fossati lungo il perimetro della collina. Sulla sommità non sono presenti resti relativi alla prima struttura del castello, ma sono stati intercettati buche di palo e piani d’uso, oltre un focolare. Esso riceve in epoca viscontea una ristrutturazione (XIV-XV sec. d.C.). In età tardo cinquecentesca e seicentesca si verifica una ulteriore ristrutturazione del nucleo originario del castello di fase viscontea. Sono probabilmente di quest’epoca alcuni apprestamenti difensivi, ora colmati, individuabili in tagli di terreno sulla collina: a settentrione era forse presente un vallum, che tagliava orizzontalmente il pendio della collina; sono visibili tagli verticali funzionali a postazioni. In questo periodo il castello era corredato da due torri con corpo centrale di raccordo. Ancora nel 1632 il castello risulta ampiamente sviluppato. Il sito viene abbandonato dopo l’assedio e la demolizioni della fortezza di Annone da parte degli spagnoli nel 1644. Attualmente sono visibili ancora due tratti murari incrociantisi ad angolo retto, sul pendio NW della collina a pochi metri dalla sommità, pertinenti alla parte W del complesso fortificato . Essi risultano edificati con cura: la muratura è realizzata in laterizi collocati in corsi orizzontali legati da medi giunti di malta. Su tutta l’area sono presenti ampie tracce di strutture murarie, in particolare sulla sommità della collina, dove insistono una gran quantità di resti murari e macerie (mattoni, taluni con tracce di fuoco, coppi, grumi di malta). Dalla sommità proviene molto materiale ceramico, per lo più frammenti di forme aperte di graffita dipinta in ramina e ferraccia e pentolame invetriato, ascrivibile a contesti post-medievali. Anche dai riempimenti maceriosi delle strutture murarie provengono frammenti ceramici cinquecenteschi, tra cui si segnala un frammento di scodella in graffita a punta monocroma con disegno di un profilo maschile che trova analoghi confronti di XVI sec

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'