RESTI DI VILLA RUSTICA (villa, struttura abitativa)

Caselette, ca 100 a.C. (fine) - ca 200 d.C. (metà)

A partire dal 1973, dopo ritrovamenti effettuati da privati, la soprintendenza avviò i lavori di scavo di una grande villa rustica di età romana, una delle prime esaustivamente indagate in Piemonte. L'edificio non sembra possedesse caratteri di lusso, mentre è rilevante per la superficie occupata dalle strutture finora messe in luce (circa 3000 mq di cui solo una parte, 750 mq, è stata interessata dallo scavo). Si tratta di un complesso quadrangolare costituito da due gruppi principali di ambienti, A e B, ricavati nel lieve pendio della collina ai piedi del monte Musiné; si rilevano tre fasi costruttive principali comprese tra fine I sec. a.C. e metà II d.C.: la I fase seguì di pochi anni la deduzione della colonia di Augusta Taurinorum; la II fase, di età tiberiana, vede la sistemazione dell'intero complesso organizzato secondo uno schema che rimane definitivo, anche se con alcuni ampliamenti, durante la III fase. Alla III fase risale la ricostruzione del complesso in seguito a crolli, databile alla fine del I sec. d.C, con diversa distribuzione degli spazi interni. L'edificio assume il suo aspetto definitivo con un'estensione verso occidente e la divisione in due settori aventi in comune un portico. La villa sembra sia stata abbandonata nella seconda metà del II sec. d.C.; i modesti ambienti di III secolo, limitati all'area nord-occidentale, testimoniano una breve fase di rioccupazione parziale del complesso. Le strutture visibili sono quelle riferibili alla III fase. Il gruppo A, più a nord, si dispone attorno ad un grande vano centrale aperto, ed è preceduto da un portico con il muro meridionale contraffortato, che costituisce la facciata della villa. Ad una distanza di circa 35m e a quota inferiore, si colloca il gruppo B, costituito da una serie di ambienti giustapposti, anch'essi preceduti da una struttura allungata. Nel mezzo alcuni saggi hanno individuato un terzo gruppo di ambienti (C). I due complessi sono collegati lungo i lati est e ovest da muri con andamento nord-sud, forse appartenenti ad ambienti minori. I muri conservati in alzato per circa 50-60 cm, sono stati realizzati in frammenti di pietra e ciottoli, deposti con cura e legati da argilla naturale che ha quasi ovunque sostituito la malta originaria; questo ha causato notevoli problemi di tenuta delle strutture che pertanto sono state sottoposte a restauri approfonditi. Occasionalmente sono stati aggiunti ricorsi orizzontali di frammenti d tegole e mattoni. Lo stato di conservazione è in generale buono, tranne che per i muri posti in corrispondenza dei salti di quota, in particolare il muro di facciata del portico del settore A e quello meridionale del settore B che sono fortemente inclinati a valle ed in più punti sconnessi. L'interro delle strutture è minimo a causa della fortissima azione di dilavamento cui è sottoposta la zona. I pavimenti erano costituiti di un acciottolato cui era sovrapposto uno strato di frammenti di magnesite e uno di laterizi; in alcuni casi era stata aggiunta anche una rifinitura di lastrine di marmo. Da notare che tutti i pavimenti di ciascun complesso giacciono sulla medesima quota. Tutti i vani scavati erano coperti, come testimoniano i crolli del tetto ritrovati immediatamente sopra i pavimenti. SETTORE A: si colloca a monte del pianoro; ha corpo rettangolare con i lati lunghi orientati in senso E-W. È costituito da due gruppi di vani contigui, ma non comunicanti, affiancati a S da un portico. Sul lato W si susseguono 7 vani organizzati su un ambiente centrale coperto di grandi dimensioni, dove si situa anche l'unico accesso al portico. Non vi sono aperture sul lato N. A E vi sono due locali di grandi dimensioni, uno dei quali in comunicazione con il portico; quest'ultimo costituisce la facciata del complesso. Del lato meridionale rimangono solo parte delle fondazioni di un muro articolato da contrafforti; in origine doveva elevarsi grazie ad una serie di pilastri del diametro di circa 45 cm, in laterizi sagomati. Il pavimento del portico giaceva ad una quota inferiore di circa 0,50m rispetto al resto del complesso. Le murature portate in luce non appartengono tutte alla medesima fase costruttiva, ma come testimoniano muri addossati, porte tamponate e fondazioni che tagliano battuti preesistenti, sono il risultato di interventi continui e dilazionati nel tempo. Il portico ad esempio risale alla fase II e continua ad esistere nella successiva fase III, quando il complesso viene allungato verso W. SETTORE B: si trova ad una quota inferiore di circa 3,70m rispetto al precedente. Si compone di una serie di vani interrotti da una carrareccia il cui piano è notevolmente più in basso rispetto a quello dei pavimenti. Sul lato N si trovava un ambiente analogo per dimensioni al portico del settore A, ma qui mancano elementi riferibili a pilastri. Le murature sono notevolmente degradate, per via della posizione del complesso, ai margini del pianoro dove inizia una scarpata piuttosto scoscesa. Il tipo di strutture, muri e pavimenti, è simile a quello del primo settore. Un vano presenta un pavimento ad una quota più alta di 1,60m, essendo costituito da un grosso masso regolarizzato ed integrato da acciottolato. Anche qui si osservano diverse fasi ed interventi sulle strutture, con un cambio di destinazione d'uso dei vani, come ad esempio il piccolo complesso termale della II fase, eliminato in quella successiva per far spazio ad ambienti di maggiori dimensioni. Il muro meridionale comune a tutti i vani nella III fase subisce una ricostruzione in posizione arretrata, probabilmente in seguito a cedimento del precedente. Non è da escludere che le ricostruzioni di III fase si debbano al crollo delle strutture della II. Gli ambienti avevano per lo più carattere residenziale, testimoniato dalla presenza di dispositivi di riscaldamento, di approvvigionamento di acqua e da rari elementi decorativi; la quasi totale assenza di rifiniture (intonaci, mosaici pavimentali), connaturate classicamente al concetto di villa romana, contribuisce a dare un carattere spiccatamente rustico all'insieme. Di alcuni locali si riesce ad ipotizzare un utilizzo grazie alle caratteristiche evidenziate. È il caso delle cucine individuate per la presenza di due focolari, o di un ambiente destinato alla macerazione e alla decantazione dell'argilla; qui si trova infatti una piccola vasca di m. 1,60 x 1,85 circa, riconoscibile da un filare di pietre e dalle pareti intonacate con opus signinum. Intorno si sviluppa un sistema di canaline per il drenaggio dell'acqua. Alcune testimonianze sembrano riferire che l'argilla della zona venisse sfruttata nella villa per la fabbricazione in loco della ceramica, circostanza comune a molte ville romane. Alla seconda fase appartiene un probabile complesso termale, costituito da una serie di vani forse, tra cui un ambiente con suspensurae, due con vasche, eliminato nella terza fase