Rovine del ponte di Castelvecchio in seguito all'esposione

negativo, post 1945 - ante 1950
  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Ponte di Castelvecchio - Danni di guerra
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI Soprintendenza Ai Monumenti Prov. Vr Mn Cr (attribuito): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza (SABAP - VR)
  • LOCALIZZAZIONE Monastero di San Fermo Maggiore (ex)
  • INDIRIZZO Piazza San Fermo 3a, Verona (VR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il negativo mostra la distruzione del ponte che fu totalmente divelto il 24 aprile 1945. Sono visibili anche le colossali muraglie anticarro posizionate in corrispondenza della testata del ponte scaligero sulla sponda destra del fiume, che furono realizzate con una perizia tale che nemmeno l'esplosione che fece crollare il ponte riuscì a spostarle. Le imponenti barriere erano state fabbricate nell’ottobre 1944 in calcestruzzo e al loro interno erano state armate mediante travature in ferro profondamente infisse nelle fondazioni: queste poderose strutture avrebbero dovuto impedire qualsiasi assalto, in particolare il transito dell'esercito degli Alleati ai danni delle forze occupanti. L’ 11 ottobre 1944 il soprintendente Piero Gazzola, preoccupato per l'avvicendarsi degli eventi, riuscì ad ottenere, dopo varie vicissitudini, la garanzia formale della salvezza dei due ponti storici della città che fu firmata dal feldmaresciallo von Kesselring. Ciononostante, l'occupazione tedesca terminò nel peggiore dei modi. La retroguardia, infatti, dopo la disgregazione dell'autorità gerarchica, non rispettò le garanzie precedentemente assicurate: alle ore diciannove del 24 aprile 1945 furono sistemate le cariche di esplosivo su tutti i ponti di Verona, compresi quelli storici, ormai condannati alla distruzione. Le parole utilizzate da Piero Gazzola per esprimere l'accaduto danno l'idea dello strazio provato di fronte ad un evento così grave: egli afferma, infatti, che i monconi delle due grandi pile del ponte scaligero erano apparsi ai suoi occhi come "braccia imploranti protese verso il cielo che s'incupisce nel crepuscolo". Da questo sentimento di rassegnazione e smarrimento nacque la forte volontà di una rapida ricostruzione, che trovò modo di essere realizzata tra il 1949 e il 1951
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500693263
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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