Ritratto di Paolo Morigia. ritratto di Paolo Morigia

dipinto, post 1596 - ante 1596

Ritratto maschile raffigurante il frate gesuita Paolo Morigia con cappuccio e saio bianco, stretto sulla vita da un cingolo di cuio, tipici del suo ordine. L'effigiato è raffigurato mentre è seduto di fronte al tavolo, nell'atto di scrivere su un foglio.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Galizia, Fede (1578-1630)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Ambrosiana. Collezione della Pinacoteca Ambrosiana
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dell'Ambrosiana - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Pio XI 2, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Numerose fonti ricordano che Fede Galizia fu parecchio ammirata per le sue doti di ritrattista. Tra i non molti ritratti che ci sono pervenuti quello che raffigura Paolo Morigia è uno dei più raffinati. Morigia (1525-1604) fu generale dell'ordine dei Gesuati, e soprattutto fu un dotto e prolifico storico milanese. Dall'iscrizione sulla tela si evince che la pittrice diciottenne dipinse nel 1596 il ritratto del Morigia, poco più che settantenne. Le due date, di nascita della pittrice e di esecuzione dell'opera, sono state messe in discussione. Il letterato Gherardo Borgogni parla in un testo, antecedente al 1596, di un ritratto di Paolo Morigia, Gesuato Milanese, che fu posto nella pubblica piazza del Duomo. La tela era esposta nella Chiesa di S. Geronimo dei Gesuati di Milano. Secondo il Borgogni il testo che la Galizia appone sul quadro è stato scritto dal Morigia. In realtà si tratta di un madrigale scritto dallo stesso Borgogni. Dopo l'esposizione in Duomo, la tela venne portata nella camera dello stesso Morigia, nel convento di S. Girolamo. Con la soppressione dell'ordine dei Gesuati la Biblioteca Ambrosiana chiese al pontefice Clemente IX di ottenere i dipinti e i libri dell'ordine. La tela venne però acquistata dal notaio Tommaso Buzzi che la donò nel 1670 alla Pinacoteca Ambrosiana. L'anno 1595 diventa dunque termine "ante quem" per la realizzazione dell'opera, mentre il 1592 diventa termine "post quem", poiché su uno dei libri raffigurati dalla Galizia sulla parte sinistra della tela compare un riferimento ad un testo di Morigia pubblicato in quello stesso anno. Nell'eseguire il ritratto la Galizia dimostra di riconoscere la storia della ritrattistica lombarda e anche emiliana. La pittrice sottolinea, nel ritrattato, il ruolo di intellettuale e di storico. La cura fisiognomica risente delle ricerche leonardesche, volte a studiare le deformazioni caricaturali dei volti degli anziani. L'immagine venne subito considerata corrispondente al modello reale, dal momento che lo stesso Morigia diede un giudizio positivo circa la somiglianza del ritratto. Il generale sembra colto nell'attimo in cui, interrotto da qualcuno, sospende il lavoro. Gli occhiali hanno lenti circolari nelle quali l'intera stanza si rispecchia e raddoppia. Tutti gli oggetti rappresentati sul tavolo sono realizzati con acume naturalistico, come fossero oggetti di una natura morta, genere di cui la Galizia fu importantissima esponente. (Berra, 2007)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Veneranda Biblioteca Ambrosiana
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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