Il mestiere del #remér# - (letteratura orale non formalizzata)

Lavoro/artigianato,

S.P. #remèr#, racconta gli inizi e la formazione. Nel 1975 ha iniziato a lavorare nell’ultima bottega attiva a Venezia, quella di Giuseppe Carli, il quale non aveva apprendisti; a 17 anni chiede al maestro di poter andare ad imparare il mestiere ma Carli lo riteneva ormai troppo vecchio: “secondo i suoi principi l’età giusta era 10 anni”. Senza scoraggiarsi, prende ad andare nella bottega tutti i giorni per otto ore al giorno fino a quando il maestro gli concede di passare la scopa per ripulire la bottega, da quel momento e “ per due anni ha continuato a dirmi che non avrei imparato e, in fondo, aveva ragione, perché sto ancora imparando”. Per imparare occorrono infatti circa 10 anni, così come prevedeva la tradizione corporativa “ cinque anni a pane e vìn”, al termine dei quali si poteva sostenere la prova d’arte, altri cinque anni di lavoro portavano ad affrontare la prova d’arte per diventare maestro. Con il tempo lui stesso è riuscito ad aprire una sua bottega ma, sottolinea, “quando uno lascia la bottega del maestro c’è un forte disorientamento”. Nel corso degli anni ha formato tre artigiani: uno ha già una sua bottega, un altro che attualmente lavora come gondoliere, e un terzo apprendista che lavora in bottega da nove anni. In questo mestiere, sottolinea, la cosa più importante è il remo, la fórcola infatti è sempre stata un accessorio, come si vede anche sulla tavoletta dell’arte dei remèri (di cui ha una copia in bottega) dove, in primo piano, si vedono molti artigiani intenti alla lavorazione dei remi. Le forcole, inoltre, erano “oggetti piatti e semplici fino al ‘700 e oltre”. Realizzare un remo che voghi bene, ben bilanciato e che tagli bene l’acqua, è più difficile che fare una fórcola, perché anche una fórcola imperfetta può svolgere il suo ruolo, tranne nel caso che si tratti di una fórcole, da regata, mentre questo non può avvenire se un remo è mal fatto. Nel XVIII secolo, le forcole hanno cominciato a diventare oggetti elaborati nello spazio e, via via, si è visto che “le curvature miglioravano la funzionalità”. Nel secolo scorso, soprattutto per le barche da regata, è stata portata in fuori si è notato che in questo modo si ottenevano notevoli miglioramenti. Negli ultimi 30 - 40 anni si è visto che, portando il peso in avanti, si miglioravano ulteriormente le prestazioni. “Io ho imparato da Giuseppe Carli, che veniva direttamente dal medioevo”, ed ho cercato di mantenere i principi imparati da lui, ma non misuro più i remi con il #passéto#, il piede veneto, poiché risultava molto complesso, mentre tale unità di misura è stata mantenuta dallo #squerariol# in quanto sarebbe oltremodo difficile memorizzare altrimenti le misurazioni degli elementi costitutivi degli scafi.

  • FONTE DEI DATI Regione Veneto
  • SOGGETTO Lavoro/artigianato
    Prosa/biografia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici immateriali
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA S119
  • ENTE SCHEDATORE Regione Veneto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0