Storia della fonderia Valese - (letteratura orale non formalizzata)

Lavoro/metallurgia,

C.S., fonditore proprietario della fonderia Valese, narra la storia dell'attività. Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 esistevano a Venezia sette fonderie che usavano il metodo a cera persa e altre quattro che usavano il metodo che viene utilizzato ancora oggi nella fonderia Valese, è un metodo vecchio di millenni che usavano già gli Etruschi, con la sabbia di Fontainbleau, detto “a staffa”. Con il tempo tanti fonditori hanno chiuso. Nella città di Venezia non si potrebbe fare il fuoco ma la fonderia, che si trova sulla laguna, ha la possibilità di continuare, perché “non portiamo pericolo alla città”; esistono altre attività simili in terraferma, ma questa è l’unica attiva rimasta a Venezia. La fonderia è stata fondata nel 1913 da L. Valese, che prima era in società con un parente il quale era proprietario di un’altra fonderia; in seguito sono subentrati i due figli maschi e una femmina che si occupava del negozio a San Marco. L’informatore ha acquistato l’attività nel 2006, quando il figlio più giovane è morto, e si è rischiata la chiusura. I suoi inizi in fonderia risalgono, invece, a trentacinque anni fa quando, terminate le scuole, ha cominciato l’apprendistato e subito “mi sono appassionato perché bisogna avere passione perché è un lavoro anche faticoso”. Per imparare il lavoro, sia in fonderia sia nella rifinitura, ci vuole un certo periodo di apprendistato “in fonderia, diciamo sempre, non si è mai finito di imparare perché la fonderia, la fusione, è una cosa particolare perché magari puoi fare dieci pezzi uguali nove vengono fuori bene e uno no e non si sa il perché ”. “ Ci sono tante variabili: il metallo magari più caldo, più freddo, tante cose, l’umidità della terra, lo stesso è nel reparto finitura e meccanica dove là bisogna acquisire col tempo una certa manualità" . Per la produzione vengono utilizzati molti modelli che provengono da altre fonderie che hanno chiuso, come quella di Rosa, oppure modelli che sono stati fatti su disegni del committente, realizzati dagli stessi fonditori o rivolgendosi a intagliatori del legno. La produzione comprende maniglie in stile ‘700 – ‘800’, in stile Impero, Liberty, ma anche di epoche più antiche del ‘400, del ‘600 che sono state fornite ai principali alberghi di Venezia e del mondo; vengono prodotti anche lampadari, uno si trova alla casa Bianca, e i fanali di Venezia. Un settore particolare è quello della produzione di ornamenti per le gondole: si tratta di ornamenti collocati lungo i lati dello scafo costituiti per la maggior parte da figure di cavalli marini, ci sono anche #angiolòti#, sirene, delfini usati soprattutto per abbellire le gondole in occasione di cerimonie importanti come i matrimoni. Tra i prodotti non vi è il ferro da gondola che è realizzato in acciaio dal fabbro. Dati dell’informatore. La produzione avviene sia su ordinazione sia indipendentemente dalla committenza per “fare magazzino”, in quanto la ditta possiede anche un negozio nella zona di San Marco. Attualmente si riscontra un certa difficoltà nella vendita dei prodotti, dovuta anche a un turismo “povero”. Quando l’ informatore ha iniziato, erano impiegate in fonderia 12 -13 persone e, ancora prima, erano 16 – 18 persone perché si lavorava soprattutto con il mercato americano anche grazie a un rappresentante di vendita che operava negli Sati Uniti. La produzione di elementi decorativi per la gondola è invece un po’ aumentata, anche perché la fonderia è l’unica in grado di produrli con costi variabili. L’edificio in cui si trova la fonderia ha una lunga storia e risale al 1787; all’inizio del ‘900 era un deposito di carbone e di quella fase restano le rotaie all’esterno, poi è stato adibito a falegnameria, successivamente l’Ateneo veneto vi ha impiantato una scuola professionale per tappezzieri, saldatori e meccanici fino al 1963; la fonderia Valese è attiva dal 1965. Agli inizi è stata invitata anche a fare da scuola agli apprendisti ma dai primi anni ’70 nessuno voleva venire più a fare il fonditore e, quindi, la scuola è stata abbandonata, anche per mancanza di finanziamenti. All’interno dell’edificio un vasto spazio è riservato al reparto detto “meccanica” dove i pezzi vengono rifiniti e montati. Lo spazio è utilizzato anche da un artista, ospite dell’informatore, che realizza personalmente le sue opere. Adiacente alla sezione “meccanica” è il magazzino dove sono conservati modelli di varie epoche, fra cui alcuni risalenti al XVIII secolo. L’informatore sottolinea la progressiva perdita di capacità, rispetto al passato, di eseguire modelli con elevatissimi standard qualitativi caratterizzati da rifiniture di altissimo pregio “noi cerchiamo di avvicinarci ma bisognerebbe avere giorni e giorni e giorni..” La produzione attuale tuttavia è “ ancora alta nella qualità sia nella fusione, in modo che non ci siano imperfezioni nel metallo, sia come finiture”, ma il costo di prodotti estremamente rifiniti è troppo elevato per il mercato odierno. Per venire incontro a una clientela che è attenta più al prezzo che alle rifiniture “ si cerca di fare alla buona, ma non siamo capaci perché quando uno viene da una scuola del fare si fa sempre lo stesso”. Tra la produzione tradizionale, significativa è anche quella di forme speciali per i vetri di Murano per i quali vengono eseguiti particolari, come le fragoline che fanno da pendenti nei lampadari, o i visi delle damine e dei paggetti su cui i maestri vetrai attaccano i capelli e il corpo. Tra i lavori più importanti l’informatore ricorda quando, nel 1989, per il restauro dell’Hotel Gritti sono stati forniti: maniglie, attaccapanni, cornici; tra i committenti più rilevanti ricorda poi il gruppo CIGA per il quale la fonderia ha lavorato per oltre 50 anni e, in proposito, ricorda la riproduzione dei cavalli di San Marco; per il Carnevale di Venezia è stata realizzata una grossa forma per vetro del peso di 145 Kg utilizzata per la realizzazione di una maschera del pittore Borsato; ancora, otto fanali a tre luci tipo Canal Grande per un museo in Giappone; altre commesse a Monaco, Stati Uniti etc. Infine, cita il restauro dei fanali della piazzetta San Marco e , per il teatro Fox di Atlanta, la realizzazione di una serie di lampade andate distrutte in un incendio. In questo momento tra i lavori più significativi cita un lavoro per il Museo Correr, e numerose collaborazioni con architetti.

  • FONTE DEI DATI Regione Veneto
  • SOGGETTO Lavoro/metallurgia
    Prosa/biografia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici immateriali
  • ALTRA OCCASIONE lavorazione dell'ottone
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA S119
  • ENTE SCHEDATORE Regione Veneto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0