San Gaudenzio

dipinto,
De Campo Giovanni (attribuito)
notizie 1440-1483

Entro un riquadro è una testa di vescovo, con mitra sul capo è volto incorniciato da una corta barba

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI De Campo Giovanni (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Novara (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il frammento, originariamente a figura intera, posto nella Canonica del Duomo, presso la scaletta di accesso al coro, a sinistra della Beata Vergine in Trono con S. Protasio, Agabio e Gervaso. Tale identificazione è possibile in base ai disegni forniti, nei suoi manoscritti ottocenteschi, dal Frasconi, dei principali monumenti della Cattedrale novarese. Lo stesso Frasconi informa anche che l'affresco appartiene alla fine del quattrocento se non ad un momento successivo. E' difficile una lettura precisa dell'opera, soprattutto a causa della sua condizine molto deteriorata. I caratteri della figura riportano comunque ad una cultura novarese, con precisi riferimenti, nel taglio sottile degli occhi, nelle sopracciglia, nella fattura della barba e della bocca, al santo vescovo su tavola del Museo Borgogna a Vercelli, già attribuito a Ioannes de Campo (Opere d'arte a Vercelli e nella sua provincia. Recuperi e restauri 1968-1979, Vercelli 1976, pp. 133-134 di G. Romano). Le consonanze tra i due volti ci sembrano così stringenti da farci pensare, per il frammento, al nome di Ioannes de Campo. D'altra parte questo nome non è nuovo per la cattedrale di Novara: Ioannes vi dovette lavorare, come indicato dai manoscritti del Frasconi, per la cappella di S. Biagio, completamente perduta, nel lunettone della vecchia canonica, nell'atrio del Duomo per l'ex voto a S. Giuseppe, anch'esso non più rintracciabile, e nella Madonna in trono attualmente presso il Museo novarese del Broletto (P. ASTRUA, Arona feudo dei Borromeo, in Arona sacra, L'epoca dei Borromeo, catalogo della mostra, Torino 1977, pp. 67-68). Si potrebbe ipotizzare che la Madonna in Trono già segnalata da Frasconi sia da identificare con quella al Museo Civico, privata di santi, uno dei quali potrebbe essere quello in esame. (sull'artista si veda C. BARONI, L'arte in Novara e nel novarese, in "Novara e il suo territorio", Novara 1952, pp. 570, 574; F. M. FERRO, Affreschi novaresi del 400, Novara 1972; Musei del Piemonte. Oper d'arte restaurate, Torino 1978, pp. 61-62 di G. Romano). Appare molto difficile, allo stato attuale degli studi, una ricostruzione di quello che doveva essere la Catedrale novareae nel Quattrocento, prima dell'intervento dei grandi cinquecenteschi piemontesi e lombardi: questo perchè i frammenti figurativi rimasti in loco sono rarai ed è altrettanto frammentaria la documentazione al riguardo. In questo senso strumento indispendsabile è il manoscritto del Frasconi che fornisce un quadro abbastanza completo delle pitture del duomo, prima della sua ricostruzione ottocentesca. Ciò che emerge nell'ambito di tale documentazione è la presenza all'interno della cattedrale di una cultura novarese, derivata da quella lombarda che "si contrappone alle correnti pittoriche più espressinistiche di provenienza occidentale franco-piemontese e iaqueriana, impedendone il travaso in area padana"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100026671
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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