Monumento funebre di Giuseppe Monsolini

monumento funebre, 1637 - 1637

Il monumento funebre era costituito in origine da un sarcofago sulla cui fronte era posta una lapide con una epigrafe in latino che riporta, oltre all’elogio di Giuseppe Monsolini e delle sue imprese, il nome del committente, la data di morte del defunto (1622) e la data di realizzazione del cenotafio (1637). Ai lati del sarcofago vi erano due piccoli putti alati reggi-stemma ed al di sopra la statua del cavaliere giacente, in armatura e con le insegne dell’ordine dei cavalieri di Malta, con il braccio destro posizionato a sorreggere la testa. Dalle foto storiche, al di sopra di tutta la composizione, si nota anche la presenza dello stemma della famiglia Monsolini e di una targa commemorativa che attesta l’intervento di restauro voluto, dopo il terremoto del 1908, dall’ultima erede della famiglia, Luisa fu Gaetano, sposata col barone De Blasio

  • OGGETTO monumento funebre
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco/ scalpellatura
  • LOCALIZZAZIONE Convento della Madonna della Consolazione
  • INDIRIZZO Via Eremo, 20, Reggio di Calabria (RC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il monumento funebre di Giuseppe Monsolini (1574-1622) fu eretto nel 1637 già nella chiesa di Santa Maria della Consolazione annessa al convento dei Cappuccini. Una foto del monumento nella sua interezza, o perlomeno nelle fattezze restituite dopo un restauro risalente al 1913, è presente nelle seguenti pubblicazioni: - Franco Arillotta, Il monumento funerario Monsolino nel Convento della Consolazione di Reggio Calabria, in Brutium, anno LX, aprile-giugno 1981, n. 2, pp. 11-12; - Giuseppe Sinopoli, La Madonna della Consolazione, i Frati Cappuccini e il popolo reggino, Villa San Giovanni (RC), 2015, p. 176; - Giuseppina De Marco, Problemi di conservazione delle opere d’arte nel territorio reggino, in Dal primo Rinascimento all’ultima Maniera. Marmi del Cinquecento nella provincia di Reggio Calabria, a cura di Monica De Marco, Lamezia Terme (CZ), 2010, pp.10-23, p. 18. Il monumento funerario, in marmo bianco, era ancora impostato secondo uno schema rinascimentale anche se, come sostenuto da Giuseppina De Marco, probabilmente doveva essere più complesso rispetto a quello noto dalle fotografie; nel corso dell’Ottocento la chiesa era stata infatti sottoposta a continui interventi e il Cav. Gaetano Monsolino il 13 marzo 1872 aveva chiesto al Sindaco l’autorizzazione per costruire un altare nella sua cappella sita nella chiesa attigua al convento dei PP. Cappuccini, essendo stata danneggiata durante i lavori di restauro che avevano interessato la stessa chiesa (Archivio Storico Comunale di Reggio Calabria, Patrimonio comunale, Finanza, Cat. 5-1-1, b. 3, f. 3). Allo stato attuale, ad eccezione della statua raffigurante il Cavaliere Monsolini, tutti gli altri elementi artistici e documentari si trovano nei locali del Convento dei Cappuccini di Reggio Calabria: al piano inferiore l’epigrafe e il putto di destra; nelle scale si trovano l’altro putto, lo stemma ed un frammento della targa che ricorda il restauro del 1913. Il monumento Monsolini viene citato e descritto nella Guida di Reggio Calabria e dintorni di Placido Olindo Geraci e Giorgio Croce pubblicata a Reggio Calabria nel 1928 (pp. 73-74). Nella sezione dedicata a Chiese, Templi, Santuari, in località Botte viene presentato il Santuario dell’Eremo “edificato nel 1533 dai Frati Cappuccini […]. Era, in origine, una rustica chiesetta donata ai frati dal nobile Roberto Monsolini.” Lo stesso testo ci informa circa la collocazione del monumento; a quella data si trovava addossato alla navata di destra del Santuario e si presentava nelle fattezze risultanti dal restauro del 1913. Nella Storia di Reggio Calabria di Domenico Spanò Bolani del 1857 (p. 586), era già stata smentita la notizia della donazione di Roberto Monsolini ai Cappuccini, tramandata anche da Padre Errico Nava, ma è invece documentato che “nel 1565 i Cappuccini concessero a Gio: Lorenzo Patamia di poter fondare una Cappella gentilizia nell’antiporta della loro chiesa. Questa Cappella passò poi alla famiglia Monsolino, perché il Patamia non ebbe che una figliuola Ippolita, e questa prese a marito Scipione Monsolino […]”. Quindi seppure non concordemente datata, la presenza di una cappella Monsolini nella chiesa dei Padri Cappuccini è attestata. Alfonso Frangipane vide il monumento, ma in modo frammentario dato che ne L'elenco degli edifici monumentali della Calabria (p. 176), pubblicato nel 1938, cita “avanzi del sepolcro di Fra Giuseppe Monsolini, Cavaliere di Malta”, probabilmente riferendosi all’assetto più semplificato post restauro 1913 [Bibliografia citata da G. De Marco, 2010]. Nel 1972 Emilio Barillaro nella sua Calabria guida artistica ed archeologica (p. 249) riporta erroneamente alcuni dati; nell’elencazione di ciò che è custodito all’interno del Santuario di Santa Maria della Consolazione menziona “resti di sepolcro marmoreo barocco del Cavaliere di Malta Fra’ Giuseppe Consolini, con epitaffio datato a. 1662”. Inserire il monumento nella temperie del gusto barocco deriva probabilmente solo da un collegamento puramente cronologico che fa l’autore, inoltre inesatte appaiono sia la trascrizione del cognome del defunto che quella della data di realizzazione, al punto da far presumere che il sepolcro non sia stato visto direttamente. Fondamentale per la conoscenza del monumento, anche perché vi compare una foto storica dell’insieme, è il contributo di Franco Arillotta sulla rivista Brutium (anno LX, aprile-giugno 1981, n. 2, pp. 11-12) in cui il cenotafio viene ricondotto al “fastoso barocco secentesco” e viene tracciata brevemente la storia della famiglia Monsolini. Per quel che riguarda la collocazione così scrive Arillotta: “Il sarcofago venne posto in una cappella, nella Chiesa della Madonna della Consolazione, all’Eremo.” Dopo la descrizione del monumento, l’autore denuncia la situazione: “Di quest’opera veramente ingente della statuaria funeraria secentesca, purtroppo non possiamo più godere la vista, perché durate i lavori di rifacimento della Chiesa, negli anni ’60, fu smontata, e i singoli pezzi messi alla rinfusa tra tutte le altre cose residuare dalla demolizione dello antico cenobio. Nel corso di una occasionale visita nella sede della vecchia chiesa, due anni orsono, vidi la statua di Giuseppe Monsolino e i due puttini, ma non la lastra marmorea. Solo per essere venuto fortuitamente in possesso di una vecchia foto, ho potuto conoscere l’intero monumento, e leggere la lapide dedicatoria! […] Di tutto quello che si vede fotografato, oggi, al momento in cui sto scrivendo, soltanto della statua ho cognizione […]”. Nell’articolo Arillotta auspica il ripristino del monumento, con tutti gli elementi superstiti, nella nuova Chiesa, allora da poco elevata a Basilica. Lo stesso autore sia in questo contributo di Brutium, sia in nel suo volume Reggio nella Calabria spagnola. Storia di una città scomparsa (1981) riproduce e traduce la lapide del monumento (pp. 363-364). In quest’ultimo testo, di taglio prettamente storico, viene più volte citato il monumento del 1637 (pp. 232, 351). Bisogna poi aspettare il 2010 perché il monumento venga nuovamente citato dalla bibliografia; si deve a Giuseppina De Marco un contributo (Problemi di conservazione delle opere d’arte nel territorio reggino, pp. 10-23) in un volume a cura di Monica De Marco dedicato alla scultura in marmo nel territorio reggino nel cinquecento. Anche in questo caso viene riprodotta la medesima foto storica e viene tratteggiata tutta la vicenda storica e bibliografica del monumento (p. 17-21). Infine nel 2015 padre Giuseppe Sinopoli, nel suo volume La Madonna della Consolazione, i Frati Cappuccini e il popolo reggino, presenta sia la foto del sepolcro (p. 176), con la medesima immagine “gentilmente concessa da Filippo de Blasio di Palizzi”, sia una breve citazione del monumento (p. 594). Nella parte del testo dedicata al vecchio e nuovo Santuario, Sinopoli afferma che “la distruzione del vecchio Santuario è stato un gravissimo errore storico e devozionale” e nell’elencazione dei beni che lì erano collocati viene citata “l’antica tomba monumentale dei Monsolino, con due puttini alati in marmo che sorreggevano la statua marmorea del guerriero don Francesco Giuseppe (1574-1622), il cavaliere dormiente. Detto monumento era stato eretto dal figlio maggiore Lelio Monsolino nel 1637 e restaurato nelle prime decadi del ‘900”
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800157852-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • ISCRIZIONI in originale, in basso sul fronte del sarcofago - D.O.M./VIATOR, MARMOR TE ROGAT. RES MIRA, QVAM VEL MARMOR ELOQVITVR./ FP IOSEPH MONSOLINVS, EQVES IEROSOLYMIT. EQVESTRIVM TVRMAR DVCTOR,/ OB REPRESSOS NON SEMEL TVRCAR IMPETVS DE PATRIA BENEMERENTIS HISPANI/ REGIS MVNIFICENTIA ANNVO CCCLX AVREOR STIPENDIO AFFECTVS, HIC IACET./ BARBAROS CONTEMNE PATRIA, NIHIL MORA CONCEDET HOSTIBVS,/ CVM TVVS ARMATVS DORMIAT PROPVGNATOR./ QVEM DE F. PAVLO, EQV. IEROSOL. AUGVST., IOE BA, EQVESTRIVM, PEDES TRIVMQ. COPIAR/ DVCIB., MARCELLO SIGNIFERO, BERNARDO, ET FRANC., FRATRIB. SPECTATISS. DOLOREM HAVSIT,/ HOC VNO FORSITAN EXHAVRIRETGERMANAE CHARITARIS MONVMENTO LELIVS, FRVM/ NATV MAXIM., QVOD VIVENS POSVIT, SI F. CAROLVM, NEPOTEM PATER, PATRVIQ./ COMPLECTERENT, SED ILLE IEROSOLYMIT. DONAT. CRVCE, TRIREMIVM EXPEDITIONE/ CONSVETA, ANNV AGES XVI, IN ORIENTE OCCIDIT. ORERUM VICES! ORIENS ORIENTI GLORIAE FIT/ OCCAS. OBIIT F. IOSEPH ANNO MDCXXII, AETAT. XLVIII. MEMORIA EXCITATA, AN. MDCXXXVII - capitale romana -
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