marina con pescatori e barche

dipinto, sec. XX prima metà

La produzione novecentesca di Pasquale Celommi è in gran parte formata da marine. Le scene di mare, rappresentate dall’artista, sono tratte da quegli spaccati di vita che il pittore stesso osservava direttamente dal suo studio, una torretta in stile medievale, sita proprio a ridosso della spiaggia rosburghese. Le “marine” divennero con il passare degli anni le opere più note dell’artista, tanto da essere definito dai suoi contemporanei “il pittore della luce”, proprio per via della luminosità lirica sprigionata da questo genere di tele. L’opera in questione risale ai primi anni del Novecento e ritrae il ritorno vesperale delle paranze dopo una lunga giornata di pesca. Una gamma cromatica calda e pastosa restituisce una luce crepuscolare che si propaga lungo i riflessi del mare. Le barche a vela, disposte lungo la diagonale della composizione, sembrano non entrare all’interno del campo visivo. Si origina, quindi, una dialettica tra ciò che è rappresentato e i limiti fisici della tela, un espediente questo più volte utilizzato da Celommi, ma è in quest'opera che si fa più emblematico, così da suggerire allo spettatore la sensazione d’istantaneità tipica di uno scatto fotografico

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