tentazioni di Sant'Antonio Abate

dipinto, 1590 - 1595

Dipinto raffigurante Le tentazioni di Sant'Antonio Abate, pittura a olio su tela

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Procaccini Camillo (1561/ 1629): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Noceto (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il quadro raffigura Le tentazioni di Sant’Antonio Abate. Il santo eremita è rappresentato come un anziano dalla lunga barba con il saio che lo identifica come padre del monachesimo. Il dipinto presenta un’iconografia molto simile a quella rappresentata da Paolo Veronese nel quadro, ora al Musée des Beaux-Arts di Caen (1552-1553), commissionato da Ercole Gonzaga per il duomo di Mantova. Il santo è accasciato a terra aggredito dai demoni che lo trattengono e lo percuotono con catene e bastoni. Lo sguardo dell’eremita, con la testa spinta in basso dal demone di destra, è rivolto verso una figura femminile che nasconde, sotto le sembianze di una giovane donna bionda con ricca acconciatura e una preziosa collana di perle, un demone con corna e artigli, così come nel quadro del Veronese che fu con buona certezza di ispirazione per Procaccini (cfr. “Paolo Veronese. L’illusione della realtà”, catalogo della mostra (Verona), a cura di P. Marini, B. Aikema, Milano 2014, pp. 62-65, nn. 1.13, 1.14). Nella pala di Procaccini la scena è illuminata dal’alto da lingue di fuoco, elemento che suggerisce sia le fiamme dell’inferno sia la malattia, detta “fuoco di Sant’Antoni” che, in epoca medievale, si credeva potesse essere curata dal lardo di maiale, animale che spesso accompagna la figura del santo. L’opera è stata pubblicata nel 2003 come “grande e stupenda pala (…) di Camillo Procaccini” proveniente “dalla collezione dei marchesi Soranzo Picenardi (CR), successivamente alienata, insieme ad altre e “per ultime a causa del grande formato e detenute attualmente presso raccolte private del luogo” (Bocchi 2003, pp. 145, 150, fig. 148). Nel 2007 Morandotti ha messo correttamente il dipinto in relazione con il disegno conservato al British Museum di Londra ed esposto nella mostra “Camillo Procaccini (1561-1629). Le sperimentazioni giovanili tra Emilia, Lombardia e Canton Ticino” (Rancate, Pinacoteca Cantonale Giuvanni Zust, Morandotti 2007, pp. 192-193, n. 24). Lo studioso ha ipotizzato inoltre che la pala possa essere identificabile nel quadro citato da Malvasia in “Felsina pittrice” (Bologna 1678) “in casa Stampa a Milano”. Malvasia, nella vita di Camillo Procaccini, descrive a Milano due dipinti raffiguranti sant’Antonio Abate: il primo “nella bellissima Chiesa di S. Antonio de’ RR.PP. Teatini all’Altar maggiore”, con “il S. Antonio steso a terra, in così grato iscorto, con il Signore sopra, che similmente in graziosissimo scorto gli appare…”, il secondo “in casa della Sig. March. Stampa il bel S. Antonio tentato da’ Diavoli” (Malvasia 1678, I, pp. 282, 285). L’iconografia del dipinto in questione è riconoscibile con ogni probabilità nel quadro di palazzo Stampa; considerata inoltre la presenza, in basso a destra, della traccia della combustione di una candela è possibile che fosse collocata sull’altare di una cappella privata. Rispetto al disegno del British Museum la tela ha un formato più allungato e non sono presenti, nella parte superiore, gli altri demoni dalle sembianze mostruose. E’ inoltre possibile che il disegno del British Museum caratterizzato da un alto livello di elaborazione e finitura, non sia da considerarsi preparatorio al dipinto in oggetto, ma una derivazione. Dal disegno venne tratta un’incisione in controparte dall’artista fiammingo Abraham Blooteling (1675 ca.). La pala, con supporto in tela “saia” o “a spina di pesce”, che traspare dalla superficie del manto pittorico, è probabilmente databile, come il disengo, al 1590-1595 (Morandotti 2007, p. 192) in anni vicini agli incarichi ricevuti dall’artista dalla Fabbrica del duomo di Milano (pala dell’altare di Sant’Agnese (1590) e le ante dell’organo (1592)) e per l’apparato decorativo della chiesa di Santa Croce a Riva San Vitale, nell’attuale Canton Ticino (1591-1592). Dal confronto con quest’ultimo ciclo si coglie la similitudine tra la figura di Sant’Antonio Abate e la poderosa anatomia di Costantino nella grande tela con la “Visione”, che a sua volta replica quella di “San Paolo” nella giovanile “Conversione” dipinta per la basilica di San Giacomo Maggiore a Bologna (1573; cfr. A. Mazza, Gli esordi emiliani di Camillo Procaccini tra Bologna e Reggio”, in “Camillo Procaccini (1561-1629) (…)”, 2007, pp. 31-32, ill. 2)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800682353
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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