La Seduzione (Figure allegoriche). La Seduzione (Figure allegoriche)

dipinto olio su tavola, ca 1520 - ca 1522

Dipinto ad olio su tavola - Cornice dorata di sagoma rettangolare, con luce ellittica - misure dell'opera con cornice: h. cm. 163.5. l. cm. 146 spessore cm. 9

  • OGGETTO dipinto olio su tavola
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 102 cm
    Larghezza: 86 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Ferrarese
  • ATTRIBUZIONI Luteri Giovanni Detto Dosso Dossi (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE GALLERIE ESTENSI
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Musei
  • INDIRIZZO largo Porta S. Agostino, 337, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa dipinto romboidale faceva parte di un gruppo di nove tavole, di forma ovale, collocate, probabilmente, sul soffitto ligneo dorato della camera da letto del duca Alfonso I d’Este, nella Via Coperta che ancora oggi congiunge il Palazzo ducale al Castello di Ferrara. Oltre alle cinque tavole oggi esposte nella Galleria estense, facevano parte della serie La Violenza del Museo di Eger in Ungheria, L’Ira della Fondazione Cini a Venezia, una tavola con tre putti inghirlandati, comparsa di recente sul mercato antiquario, e un nono pannello oggi disperso. Nel 1598, a seguito della devoluzione di Ferrara al Papato, Cesare d’Este iniziò a trasferire il patrimonio artistico di famiglia a Modena, nuova capitale ducale. Le tavole restarono nel soffitto originario fino al 1607, anno in cui vennero inviate, per un disguido, al cardinale Scipione Borghese a Roma, che, proprio in quel periodo, stava acquistando altre opere di Dosso presenti nel complesso del castello. Il cardinale approfittò del malinteso tenendosi quattro ovali: così soltanto cinque di essi vennero rispediti al duca di Modena, loro legittimo proprietario. Durante il governo di Francesco I d'Este (1629-1658), impegnato nell'allestimento di una quadreria che avrà respiro internazionale, gli sfondati dosseschi furono inglobati nel nuovo soffitto barocco della prima camera da parata, dove sono documentati sia nell'inventario del 1663 sia in un inventario redatto prima del 1720, pubblicato da Adolfo Venturi nel 1882. I rombi vennero rimossi dal soffitto nel 1797 per essere messi al sicuro dalle razzie degli eserciti napoleonici e ricoverati presso l’Accademia di Belle Arti di Modena, dove restarono fino al 1894. Si tratta di scene allegoriche di controversa interpretazione, eseguite da Dosso Dossi all’inizio del Cinquecento. È stato ipotizzato che alludano ad ammonimenti moraleggianti, intesi a mettere in guardia Alfonso I dal cedere alle passioni e ai vizi. In ogni caso è evidente che, nelle tavole, Dosso rielabora il tema del quadro allegorico a tre figure messo a punto da Giorgione. La Seduzione, come ogni altra scena, è costituita da tre figure a mezzo busto, poste dietro un parapetto su cui sono disposte nature morte dai dettagli rigorosamente naturalistici: in questo caso mele e pere. La seduzione è un tema giocoso, inteso a sottolineare, in chiave disincantata, i capricci dei sentimenti e delle passioni. Si manifesta però, in questa allegoria, un che di inquieto, avvertibile nella raffinata interpretazione psicologica delle espressioni che caratterizzano i volti delle tre figure. È il tema dell'amore colto negli sguardi, nei preliminari, nei gesti emozionali, negli occulti segnali, nei dubbi, nel gioco del forse che sì, forse che no. È l’intrigo amoroso con tutti i suoi rischi, intrigo che, in un'atmosfera di tenera estraneità, una terza figura, più anziana, evita. Dal parapetto, da cui scivola verso il basso la coppia di mele e pere, si palesa una aggraziata figura femminile mentre si porta la mano al seno. La giovane e ammiccante figura maschile sfiora la sua pelle eburnea e la sottile nuziale veste bianca. Il gioco del corteggiamento, che implica anche l’insuccesso, il rifiuto, il non conseguimento del fine, si rivela dunque attività ardimentosa, estranea ad un uomo saggio. Tuttavia, se corteggiare risulta, in qualche misura, un intento fine a sé stesso, un investimento a perdere, resta però una delle forme espressive della felicità, una scelta che, per la sua miscela di libertà, di rischio, di imprevedibilità, di improvvisazione riguarda l’imprudenza, o impudenza, giovanile. Bibliografia Ferdinando Castellani Tarabini, Cenni storici e descrittivi intorno alle pitture della Reale Galleria Estense, Regio-Ducal Camera, Modena, 1854, p. 92 n. 331. Adolfo Venturi, La R. Galleria Estense in Modena, (Ristampa anastatica: Panini, Modena 1989), Toschi, Modena, 1882, p. 22. Serafino Ricci, La R. Galleria Estense di Modena. Parte I. La Pinacoteca, Orlandini, Modena, 1925, p. 76 n. 181. Emma Zocca, La reale Galleria Estense di Modena, Roma, 1933, p. 8, fig. p. 37. Rodolfo Pallucchini, I dipinti della Galleria Estense di Modena, Cosmopolita, Roma, 1945, p. 89 n. 174. Augusta Ghidiglia Quintavalle, La Galleria Estense di Modena, Istituto poligrafico dello Stato, Roma, 1967, fig. p. 52. Augusta Ghidiglia Quintavalle, La Galleria Estense di Modena, Istituto poligrafico dello Stato, Roma, 1967, p. 15. La leggenda del collezionismo. Le quadrerie storiche ferraresi, Catalogo della mostra (Ferrara, 25 febbraio – 26 maggio 1996), Nuova Alfa, 1996, p. 231 n. 121. Sovrane passioni. Le raccolte d'arte della Ducale Galleria Estense, Catalogo della mostra (Modena, Galleria e Museo Estense, 3 ottobre – 13 dicembre 1998), Motta, Milano, 1998, pp. 158-159 n. 9. Dosso Dossi. Pittore di corte a Ferrara nel Rinascimento, Catalogo della mostra (Ferrara, Galleria civica d'arte moderna, 26 settembre - 14 dicembre 1998; New York, Metropolitan Museum of Art, 14 gen
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800675960
  • NUMERO D'INVENTARIO Inventario R.C.G.E. n. 367
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA GALLERIA ESTENSE
  • ENTE SCHEDATORE GALLERIA ESTENSE
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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