IL MARTIRIO DI SAN FEDELE DA SIGMARINGEN

dipinto,

Il santo, inginocchiato di prospetto con le mani incrociate sul petto, volge lo sguardo verso destra. Dietro di lui un manigoldo è in procinto di sferrare un colpo con il pugno chiuso, mentre alla sua sinistra un guerriero con elmo e manto rosso è in atto di sfoderare la spada. A destra guardando si intravedono le teste di due uomini intenti a parlare. A sinistra stanno due persone: oltre al già citato uomo pronto a sferrare un colpo al santo, un giovinetto con veste azzurra che trattiene in mano un arnese in ferro per la tortura e il martirio.Sul fondo, occupato a sinistra da un colonnato classico, stanno tre persone, mentre dall'alto scendono angioletti portando le palme

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Ruta Clemente (1688/ 1767): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela, che presenta intonazioni venezianeggianti e ricordi del Ricci e del Piazzetta (specialmente nei putti in alto), secondo motivi assai cari al pittore, è concordamente attribuita al Ruta in tutte le guide locali, dalla più antica alla più recente. Secondo F. DA MARETO e S. DA CAMPAGNOLA [I cappuccini a Parma. Quattro secoli di vita, Roma 1961, p. 70], la tela fu acquistata dai cappuccini fra i dipinti già appartenuti al convento di Fontevivo e ceduti dai soprintendenti alla Galleria "per una giustificazione invece di danaro al P. Mario Bagatta, riformato, per cento lire di Parma l'uno".Una lettera del duca Antonio Farnese al padre Salvatore da Parma, guardiano di Fontevivo relativa al quadro in questione, datata Colorno 16 agosto 1729, è conservata in originale presso l'Arch. di Stato di Parma, Cappuccini di Fontevivo.Occasione della commissione, secondo le indicazioni riportate nella lettera citata, fu "la funzione per la Beatificazione del Beato Fedele da tenersi in cotesta Chiesa [dai PP. Cassinesi]. Fedele da Sigmaringen, infatti, martire cappuccino morto nei Grigioni nel 1662, fu beatificato nel 1729, quindi canonizzato nel 1746 da Benedetto XIV.L'esecuzione risultò pertanto affrettata, anche se "di buona ispirazione, benché oggi le lacche rosse si siano un poco alterate, diminuendo l'effetto che il dipinto dovette produrre un tempo" [F. DA MARETO e S. DA CAMPAGNOLA, op. cit. , Roma 1961, p. 70, nota n. 61].Il quadro recuperato fu restaurato in antico da Francesco Callani, il quale, "rinforzatolo di dietro con tele nuove e rinnovato il telaio, ne rinfrescò i colori con olio e vernice" [F. DA MARETO e S. DA CAMPAGNOLA, op. cit. , Roma 1961, p. 71, nota n. 62]. Notizie sul restauro sono in: Notizie di vecchia data, f. 13.Nella tela sono presenti, affinate, le caratteristiche stilistiche dei quadroni dipinti dallo stesso Ruta per l'oratorio della Concezione, poi esulate in Sant'Uldarico (1718 - 1721 ca.: due grandi "storie di Ester e Giuditta" e quattordici tele con "Profeti", "Sibille" e "Dottori della Chiesa")
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800380755
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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