Sant'Arialdo

altare, post 1891 - ante 1900

Altare composto da una mensa dal profilo rettilineo dotata di paliotto in marmo scolpito con scena figurata profilato da due colonne lisce con capitello composito. Al di sopra della mensa un gradino, rivestito da specchiatture rettangolari. Al di sopra di esso poggia un gradino o zoccolo scolpito che contiene un tondo centrale con immagine di profilo e, per tutto lo sviluppo in larghezza una composizione di steli fioriti di gigli alternati a palme. La mostra è profilata da due lesene doppie ornata motivi floreali e interrotte, a un terzo dell’altezza da due testine vescovili scolpite a tutto tondo. Fastigio a terminazione triangolare profilato da acroteri e terminante con croce apicale. Nella specchiatura del timpano sono modellati in stucco due angeli oranti in volo disposti simmetricamente rispetto a un tondo centrale con Agnus dei. All’interno della mostra è posta la pala d’altare centinata raffigurante sant’Arialdo stante

  • OGGETTO altare
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
    marmo/ scultura
    Stucco
    marmo/ levigatura
    marmo/ lucidatura
  • MISURE Profondità: 10 cm
    Altezza: 300 cm
    Larghezza: 125 cm
  • ATTRIBUZIONI Cisterna Eugenio (1862/ 1933): pittore
    Colla Angelo (1827/ 1892): scultore
  • LOCALIZZAZIONE San Calimero
  • INDIRIZZO Via San Calimero, 9/11, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’altare evoca tutti i personaggi legati alle vicende milanesi della Pataria, soprattutto per il ventennio 1056-1075. La pala è dedicata a Sant’Arialdo da Cucciago (1005 ca. – 1066), effigiato in piedi, stante, a figura intera, in dalmatica rossa (rimando al martirio) con l’emblema delle due colombe (purezza) e stola traversa da diacono, mano destra sul cuore. Lo sfondo è in alto dorato, campito da croci in polilobi; in basso è un campo di gigli, simbolo di purezza, sullo sfondo del Verbano, sede del martirio. Ai lati, l’altare lapideo include due riquadri coi volti di due personaggi quasi omonimi: a sinistra Sant’Anselmo da Baggio (1035 ca. – 1086), vescovo di Lucca e poi di Mantova, strenuo sostenitore della riforma gregoriana e amico dei patarini; a destra Anselmo da Baggio (1010/1015-1073), predecessore dell’altro nella diocesi lucchese, legato papale filopatarino per il sinodo milanese del 1059-1060, papa come Alessandro II dal 1061 alla morte. All’altare si collegano anche i due Santi affrescati nei polilobi superiori frontali, identificati da cartigli: a sinistra Sant’Ildebrando di Soana (1010/1020-1083), successore di Alessandro II come papa Gregorio VII dal 1073 alla morte, padre della riforma gregoriana e sostenitore dei patarini; a destra San Pier Damiani (1007-1072), cardinale vescovo di Ostia e coprotagonista del sinodo citato. La predella è dedicata al più stretto alleato di Arialdo, Sant’Erlembaldo Cotta (?-1075), capo militare del movimento e vessillifero della Chiesa, il che spiega l’elmo. La predella effigia il Martirio di Sant’Arialdo: la notte fra il 27 e il 28 giugno il Santo, già torturato e castrato nella Rocca di Angera, venne condotto sull’Isolino Partegora. Qui un prete simoniaco gli sta mozzando la mano destra, colpevole, come indica l’iscrizione, di avere scritto lettere a Roma, cioè di avere fatto appello alla Santa Sede in spregio dell’autonomia della Chiesa ambrosiana; a destra due Angeli confortano il martire e gli baciano la mano sinistra. Le drammatiche vicende dei due grandi protagonisti della Pataria milanese, i Santi Arialdo ed Erlembaldo, proseguite in parallelo per un decennio, hanno una brusca svolta nel 1066 quando il primo, assassinato sul Lago Maggiore, viene traslato a Milano dal secondo che ne deposita le spoglie nel monastero benedettino di San Celso, da dove poi nel 1095 papa Urbano II le trasporta in San Dionigi insieme a quelle di Erlembaldo (ucciso nel 1075). I due corpi vennero traslati nel 1528 in Duomo, ma forse in tale occasione alcune reliquie, staccate, furono mantenute nella basilica, da dove migrarono (1783?) in Sant’Eufemia e in San Calimero (cfr. scheda 32). La ricostruzione della prima chiesa nell’ultimo trentennio dell’Ottocento implicò la collocazione nell’urna attuale, opera di un ignoto scultore di vigoroso realismo fuso con istanze decorative tipicamente umbertine. Nel 1939 i due corpi, nascosti in Duomo in età rivoluzionaria, vennero riscoperti. Nel corso del 2010 il corpo di Arialdo è stato trasportato nel borgo natale di Cucciago, per poi tornare in cattedrale. Da queste vicende deriva la reliquia connessa all’edificazione di un altare in San Calimero nel corso della ricostruzione (per molti versi parallela a quella di Sant’Eufemia) progettata nel 1874 da Enrico Besia ma realizzata dal 1882 al 1884 da Angelo Colla (1827-1892), ideatore e coordinatore anche degli altari eseguiti entro la fine del secolo. La parte pittorica spetta al giovane Eugenio Cisterna (1862-1933). Il risultato è un notevole complesso eclettico, molto attento ai dati iconografici e con voluti arcaismi che sfiorano preziosità liberty
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303268571
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Milano
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Milano
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • ISCRIZIONI parete, sotto il busto, a sinistra - SANCTUS ANSELMUS - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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