ritratto d'uomo

dipinto, ca 1571 - ca 1600

La cornice a fogliami e altorilievi traforati e dorati é originale per Gabrielli (1971) ed è analoga a quella dei dipinti aventi inventario nn. 430, 264 e 302

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Robusti Jacopo Detto Tintoretto (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Robusti Jacopo Detto Tintoretto
    Robusti Domenico
    Robusti Marietta
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalla collezione dell’industriale, mecenate e collezionista d’arte torinese Riccardo Gualino. Pervenne alle collezioni della Galleria nel 1930 con l’attribuzione a Jacopo Tintoretto, conferita da Pittaluga (1925) e Lionello Venturi (1926), entrambi propensi a riconoscere nell’effigiato il celebre Generale da Mar della Repubblica Sebastiano Venier (1496-1578). Il riconoscimento si basava sul confronto con il Ritratto del Kunsthistosches Museum di Vienna (inv. n. 32) già in collezione Barbarigo, nel quale era raffigurato ormai ottuagenario all’indomani della vittoria della Battaglia di Lepanto del 1571 che l’aveva reso celebre. Entrambi gli studiosi proponevano d’identificare il dipinto torinese con quello visto da Carlo Ridolfi, poco prima della metà del XVII secolo, nella collezione veneziana di Nicolò Crasso (cfr. Kelly, 1933, CCCLVIII). Se così fosse il dipinto immortalerebbe il celebre eroe all’età di cinquanta, sessant’anni, dunque dovrebbe collocarsi all’incirca attorno alla metà del XVI secolo (Venturi, 1926). I pareri orali di Nicola Ivanoff e Giuseppe Fiocco inclinavano invece in direzione dei figli del Robusti, pronunciandosi rispettivamente a favore di Domenico e Marietta (Gabrielli, 1971). Noemi Gabrielli (1971) tornava a proporre il nome di Jacopo nonostante gli evidenti ritocchi e i rifacimenti tutt’ora visibili sulla superficie della tela, mentre Federico Zeri (1973, ed. 1998) lo riavvicinava al figlio pittore. Paola Rossi (1974) infine lo inseriva tra i ritratti d’incerta o di erronea attribuzione, dubitando sulla pertinenza del confronto con quello viennese. Effettivamente il paragone fisiognomico con il celebre Ritratto di Sebastiano Venier o con quello di analoga attribuzione di collezione privata torinese e provenienza Mocenigo pubblicato da Fiocco (1932), ma anche con gli esemplari realizzati in pittura da Andrea Vicentino o in scultura da Tiziano Aspetti e Alessandro Vittoria del Palazzo Ducale di Venezia e da ultimo con la terracotta di Palazzo Vertemate-Franchi di Piuro a Chiavenna, che dovrebbe ritrarlo più giovane nel 1560/65 circa (Sgarbi, 2012, pp. 204-205), non tradiscono più di una generica somiglianza con il personaggio del Ritratto Gualino. Non dirime inequivocabilmente la questione nemmeno il raffronto con la celebre armatura appartenuta a Sebastiano Venier (Vienna, Kunsthistorisches Museum, inv. n. A 984), caratterizzata da vistosi motivi a strisce auree e puntualmente illustrata nel sopracitato Ritratto di collezione privata torinese (Gibellini, 2008, pp. 95-97), che nel dipinto della Galleria Sabauda si direbbe forse tradotta con eccessiva semplicità. Più probabile invece che il dipinto, fuoriuscito dalla bottega del Robusti, riproduca i connotati di un ignoto eroe della Repubblica tra il terzo quarto e la fine del XVI secolo. L'attuale pesantezza della pennellata e dell’impasto cromatico, probabilmente ascrivibile a ritocchi successivi, non incoraggia neppure la sua piena ascrizione tra le opere certe del pittore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350794
  • NUMERO D'INVENTARIO 442
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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