Andata al Calvario. Salita di Cristo al Monte Calvario
dipinto
Bernardino Di Betto Detto Pinturicchio (attribuito)
1454 ca./ 1513
La tavola, firmata e datata 1513, possiede una cornice dorata ottocentesca (1820-30 ca.), inserita in una cassa con sportelli e vetro. Probabilmente la tavoletta serviva da coperta per un libro. La composizione è sapientemente giocata su due livelli: un primo piano popolato di personaggi che procedono da sinistra verso destra, e uno sfondo riccamente dipinto con una rigogliosa quinta arborea, in cui hanno luogo diversi episodi biblici. Le numerose piccole figure sulla sinistra della tavola sono connotate da un'attenzione per il dettaglio minuto e per la resa ornamentale del vestiario
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Bernardino Di Betto Detto Pinturicchio (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Villa Borromeo
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima notizia documentata relativa alla piccola tavola, di cui datazione e provenienza rimangono ignote, risale al 1844, quando l'opera viene menzionata in Milano e il suo territorio come facente parte della collezione di famiglia del palazzo Borromeo. Quando Giberto VI Borromeo lasciò Milano dopo le Cinque Giornate (1848), l'opera fu trasferita a Genova, e vi rimase fino al 1859. Un successivo spostamento si verificò durante la prima Guerra Mondiale, quando i dipinti presenti a Milano nel salone di ricevimento vennero spostati nella Rocca di Arona e poi riportati nel capoluogo lombardo con la fine delle ostilità, nel 1920. La tecnica di esecuzione dell'opera è stata indagata e descritta da Mauro Natale (2001): si tratta di due tavole in legno di latifoglia unite mediante colla. Sul retro è visibile un intervento di restauro eseguito in un'epoca non precisabile, che consiste in uno strato di cera steso al di sopra di una superficie di colore nero lacunoso: nella giuntura tra le due tavolette è presente, per tre quarti dell'altezza, una striscia di tessuto. Sul fronte vi è uno strato di colore bruno, che copre la battuta della cornice originale (perduta) fino a sovrapporsi per qualche millimetro al bordo decorato. Il pannello, integro e non decurtato, è oggi inserito in una cornice ottocentesca ed è però coperto da una densa vernice ingiallita, alleggerita in occasione di un lieve intervento di pulitura nel 2006. Questo spesso strato di vernice attenua la vivacità della ricca gamma cromatica e la brillantezza che contraddistingueva in origine la tavoletta, secondo le numerose fonti del XIX secolo (in primis Crowe e Cavalcaselle, 1866). Il dipinto è caratterizzato dalla presenza di molteplici e piccole figure, serrate nella composizione, connotate da una grande attenzione per il dettaglio minuto ed iper-ornamentazione nella resa del vestiario.Questo carattere miniaturistico della resa pittorica fu analizzato da Corrado Ricci (1912), che descrisse l'opera come "una miniatura su tavola" proveniente da un codice di cui avrebbe costituito la coperta anteriore della legatura. La composizione è giocata su due differenti livelli: un primo piano popolato da personaggi che procedono da sinistra verso destra, al cui centro spicca la figura di Cristo, vestito di una tunica rossa con dettagli dorati, circondato da due scherani. Dietro a questi personaggi in primissimo piano, sulla sinistra, si accalcano San Giovanni, la Maddalena e la Vergine, trattenuta per il collo da uno dei soldati che scorta il Cristo. Lo sfondo è dominato, sulla sinistra, da una ricca quinta arborea, densamente punteggiata di lumeggiature, che declina verso il primo piano, e sulla destra da una ripida parete rocciosa. Il paesaggio è costellato di numerosi episodi narrativi, oggi non tutti identificabili: tra di essi spiccano quello dei due demoni che affiancano Giuda, che con una corda al collo si accinge a salire sulla scala a pioli appoggiata all'albero a cui si impiccherà, e quello con due uomini che scavano la buca in cui sarà inserita una delle tre croci. La critica del XIX e XX secolo non ha messo in dubbio la datazione dell'opera, certificata dal cartellino su cui è riportato l'anno 1513. In anni recenti è stata avanzata l'ipotesi (Mauro Natale) di una datazione anticipata al 1495, fatto che permetterebbe di accostare il dipinto ad alcune opere eseguite durante il pontificato di Alessandro VI Borgia, soprattutto alla decorazione delle cinque stanze nell'appartamento Vaticano (1492-1494) e alla miniatura con La Crocifissione tra la Madonna e san Giovanni della Biblioteca Vaticana, la cui esecuzione cade attorno al 1495. La motivazione di questo anticipo nella datazione, secondo Natale, si fonderebbe sulla ricorrenza di spunti tratti dal Perugino degli anni ottanta ed elementi di "derivazione classica", come ad esempio la figura del manigoldo che tira Cristo per i capelli, ed il carattere della parete rocciosa di destra, che trova "riscontri molto stretti con brani degli affreschi vaticani" (Disputa di santa Caterina d'Alessandria nella Sala della Vita dei Santi). La critica recente ha ipotizzato che il contesto esecutivo sia identificabile nella città di Siena attorno alla fine del primo decennio del XVI secolo: oltre agli echi del Perugino, questo dato sarebbe confermato anche dal dettaglio della preziosa armatura del personaggio di spalle in primo piano a destra, che presenta sullo scudo una dea o eroina antica dipinta in oro, argomento tipico della moda senese degli anni tra il 1505 e il 1510 delle dorature per le armature che rivestono gli affreschi staccati di Gerolamo Genga e Luca Signorelli provenienti da Palazzo Pandolfo Petrucci (1508-1509). La stessa caratterizzazione in senso militaresco delle figure pare proprio mutuata da questi affreschi senesi, che dovevano essere al Pinturicchio particolarmente famigliari, vista la sua diretta partecipazione, tra 1508 e 1510, alla realizzazione di alcuni brani del ciclo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100106962
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2023
2015
- ISCRIZIONI sul retro della cassa in cui è inserito il dipinto, su targhetta col bordo rosso - 58 - Pintoricchio - stampatello maiuscolo - a penna - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0