Trebbiatura del grano

XX

Due uomini tirano le redini di due muli che portano un carico di covoni di grano e li conducono su un campo; sono accompagnati da altri due uomini e da un bambino. Tre uomini slegano poi le corde che assicurano i covoni al dorso degli animali e li dispongono a terra, mentre altri due muli carichi di covoni si avvicinano al luogo, tirati da altri due uomini. I mazzi di grano vengono disposti su un'area del campo, l'aia, per iniziare la #pisata# (trebbiatura); due coppie di muli sono tirati dalle redini da due uomini e condotti sull'aia in modo che calpestino le spighe disposte sul terreno. Un altro uomo, il #cacciante#, guida le due coppie di muli al centro dell'aia, reggendo con la mano sinistra le redini e con la destra una frusta, con la quale colpisce il dorso degli animali. I muli girano in cerchio intorno all'uomo, calpestando le spighe. I movimenti dell'uomo sono scanditi e accompagnati da suoni vocali di incitamento. Quando una prima battitura del grano è terminata, gli animali vengono allontanati dall'aia e diversi uomini con forconi di legno spostano la paglia e l'ammassano lateralmente. Le operazioni si ripetono anche in altri punti del campo. Gli uomini poi si riposano: uno di loro versa dell'acqua da una botte in una ciotola e beve; altri parlano, posti ai lati dell'aia, seduti o in piedi. Una donna è seduta su una sedia con un bambino di circa due anni sulle ginocchia mentre un ragazzo, accovacciato di fronte a loro, gioca con il bambino. Un altro uomo è in piedi vicino ad un grande setaccio appeso a un treppiede di legno. Altri uomini in gruppo, in lontananza, sono seduti a terra e sollevano le spighe. Altri tre uomini sono seduti vicini alle vettovaglie; uno di loro prende una bottiglia e la pone a terra vicino agli altri due che mangiano. Un uomo esamina il grano facendolo scivolare tra le mani. Nel campo tutti attendono: gli animali sono fermi, alcune persone dormono o si riposano. Ad un certo punto si alza il vento e inizia a sollevarsi una nuvola di paglia e pula. I contadini, in fila, muniti di forconi o pale, raccolgono le spighe e le lanciano controvento, in modo da separare la pula dal grano. La fila si scompone. Due uomini procedono poi con la setacciatura: uno versa il grano nel setaccio sorretto e mosso da un altro uomo. Una donna e un ragazzo fanno la stessa operazione: la donna versa il grano da un cestino nel setaccio tenuto dal ragazzo. Altre persone ripetono le stesse operazioni, continuando a muovere setacci di diverse dimensioni. Nel frattempo, altre persone sono intente a sollevare con forconi o pale il grano già setacciato, formando cumuli in mezzo ai quali è stato conficcato un forcone. Alcuni uomini continuano a battere le spighe, con pale e forconi o procedendo con una seconda battitura con i muli. Infine, il grano pulito viene raccolto e misurato in contenitori di metallo. Gli operai riempiono i contenitori, poi passano un bastoncino di legno sull'orlo per rendere precisa la misurazione e infine versano il contenuto in sacchi di iuta. Gli asini vengono poi caricati con i sacchi di grano e paglia e condotti via

  • OGGETTO trebbiatura del grano
  • CLASSIFICAZIONE TECNICHE
  • LOCALIZZAZIONE ITALIA, Sicilia
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fino alla metà del Novecento, in Sicilia, la coltivazione del grano costituiva una delle attività agricole più importanti. Nel calendario del ciclo del grano, la mietitura poteva realizzarsi a partire dai mesi di maggio e giugno. Le operazioni della mietitura nelle piccole tenute erano compiute dal proprietario con l’aiuto dei familiari. Nelle grandi tenute, invece, i possidenti assumevano squadre di braccianti, dette #opra r’omini# o #chiurma#, formate da sei ad otto mietitori. Tra i mietitori c'erano figure specializzate tra cui: il legatore (#liaturi#) che aveva il compito sia di raccogliere i mazzi di spighe utilizzando un uncino di ferro (#ancinu#) e una forcina di legno (#ancineddu#), sia di formare i covoni, che venivano legati con l’ampelodesmo (#liama#); e il #capu d'antu#, il mietitore più esperto, che procedeva in posizione arretrata rispetto al gruppo di mietitori, per controllarli e coordinarli. I mietitori erano muniti di falce o falcetto e indossavano fasce per proteggere il braccio (#brazzali# o #vrazzali#), grembiuli e pettorali di tela olona. A volte, i mietitori portavano anche ditali di canna (#canneddi#) per proteggere la mano dalla falce. Spesso i mietitori proteggevano il capo con un cappello di paglia o un fazzoletto. Vi è documentazione dell'esistenza di canti di lavoro intonati durante le fasi della mietitura, caratterizzati dalla formule di ringraziamento, e con declamazioni di una singola persona (es.: "Ludamu e ringraziamu lu Santissimu e Divinissimu Sacramentu!"), cui rispondevano in coro gli altri mietitori ("Ora e sempri sia ludatu!"). Le lodi si ripetevano solitamente per tre volte ed erano accompagnate dal sollevamento delle braccia. Terminata la mietitura, i mazzi di spighe sparsi sul terreno erano raccolti in covoni e cataste e si iniziava, quindi, #a strauliari#, ovvero il trasporto dei covoni verso l'aia per la fase di trebbiatura (#a pisatura#). Il trasporto avveniva a dorso dei muli o con le #stragule#, slitte trascinata generalmente da buoi. La #stragula# poteva accogliere una catasta formata da 20 covoni, che costituivano un #mazzu#. Gli animali da soma, invece, trasportavano covoni raccolti in mucchi da 6, formando la #cavaddata#. Trasportati i covoni sull'aia, questi venivano slegati e sparpagliati in uno spazio circolare e pianeggiante, di circa quattro cinque metri. Il #caccianti# o #pisaturi# si poneva al centro dell’aia e, reggendo le redini dei muli, iniziava la #cacciata# (battitura), conducendo gli animali a trottare in circolo. Al termine della #cacciata# si facevano uscire le bestie dall'aia e i contadini rivoltavano le spighe, muniti di tridenti. Le battiture potevano essere diverse e si concludevano quando il grano fuoriusciva dal guscio. Nella fase successiva, lo #spagghiari#, i contadini con il tridente lanciavano controvento il materiale sminuzzato per separare il grano dalla paglia. Una successiva pulitura del grano si eseguiva con le pale di legno (#paliari#). Il frumento veniva poi ammucchiato al centro dell’aia e si procedeva con due setacciature: la prima con un crivello dalle maglie larghe (#crivu ri ròcciulu#) e la seconda con un crivello a maglie strette. Per quest’ultime vagliature venivano adoperati grandi setacci di diametro intorno al metro, appesi ad un treppiede in legno. Il grano pulito veniva poi misurato con il tumulo (#tumminu#) e poi messo nei sacchi e trasportato a dorso dei muli nei granai
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 19-ICCD_MODI_6857304576541
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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