#Pastorale# a Santa Elisabetta
Nella piazza di San Carlo, dove è stato allestito lo spazio scenico che riproduce una masseria, alcuni personaggi mascherati sono intenti a catturare un coniglio, intrappolato in una cassa posta tra pietre e fasci di erba. Due uomini, mascherati da cacciatore e da contadino, afferrano il coniglio attaccato da una faina (0'28''). Interviene un terzo personaggio, vestito da pastore, che afferra il coniglio dalle zampe posteriori, stacca la faina dal suo dorso, e lo muove in modo che la faina lo azzanni alla testa. Il cacciatore solleva quindi il coniglio dalle zampe posteriori e gira intorno alla piazza, mostrando i due animali alla folla che assiste alla rappresentazione fuori dallo spazio scenico. Il cacciatore continua a sollevare e poi a trascinare a terra il coniglio e la faina. Due pastori, infine, tagliano il collo del coniglio già scuoiato. Successivamente, tre pastori discutono animatamente posti in cerchio vicino a una capra legata con una corda intorno alle zampe (1'48''). Uno dei tre solleva la capra prendendola dalle zampe, un altro gliela sottrae; un quarto pastore interviene e prende a sua volta la capra. Infine, i pastori, divisi in due gruppi, si contendono la capra dandosi calci e strattoni. I vari personaggi si riuniscono in gruppo al centro dello spazio scenico (3'25''). In un momento successivo, al centro della piazza, in un'area coperta di paglia, un uomo mescola la pasta con la ricotta in una madia (3'58''). Subito dopo, tre bambini dai sei ai dieci anni circa, vestiti da pastori, sono seduti a terra intorno alla madia e mangiano la pasta. Due adulti e un bambino, anche questi vestiti da pastori, sono seduti intorno a una fuscella di vimini contenente la pasta; uno degli uomini imbocca con una forchetta il bambino e poi passa la manica della propria camicia sulla sua bocca per pulirgliela. Nel frattempo, alcuni suonatori di tamburi eseguono una marcia. #Nardu# si muove fuori dallo spazio scenico, regge un pentolino contente della ricotta che poi lancia sulle persone presenti servendosi di una forchetta (4'54''). E' vestito con maglia bianca e pantalone marrone chiaro, cintura di fibre vegetali intrecciate, berretto ricavato da una calza terminante con un peso; porta una gobba finta, ha il volto imbiancato e le mani tinte di rosso. In seguito, un gruppo di uomini e bambini vestiti da pastori sono stesi a terra nello spazio scenico; al centro del gruppo vi è #Nardu# (5'38''). Una zampogna suona il motivo "Tu scendi dalle stelle". Arriva il lupo, un uomo con il capo coperto vestito con un abito fatto di pelliccia scura; procede a carponi lungo uno dei lati del piazzale, mentre il gruppo di pastori finge di dormire e due cacciatori camminano avanti e dietro con fucili in spalla. Quando il lupo si avvicina alla capra, i pastori si alzano e lo fermano. Uno dei pastori solleva la capra, mostrandola alla folla. Altri tre personaggi, insieme a #Nardu#, sollevano il lupo reggendolo dalle gambe e dalle braccia e lo conducono intorno al piazzale, girando più volte in cerchio, accompagnati dagli altri personaggi
- OGGETTO #pastorale# a santa elisabetta
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CLASSIFICAZIONE
rappresentazione-spettacolo, comunicazione non verbale, festa-cerimonia, musica strumentale
- LOCALIZZAZIONE (AG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La rappresentazione della #Pastorale# di Santa Elisabetta è una performance itinerante che si realizza il giorno dell'Epifania, il 6 gennaio, incentrata sulla rappresentazione del lavoro e della vita pastorale. Si presenta, infatti, come un'ideale transumanza da un luogo ad un altro del paese, con relativo spostamento della masseria e delle greggi. La rappresentazione prende il via al mattino, nella parte più alta del paese, vicino la chiesa madre, e si conclude nel pomeriggio in piazza San Carlo, nella parte più bassa di esso. Protagonista della performance è #Nardu#, che rappresenta il buffone, il servo pigro o lo #sfacinnatu#, caratterizzato da un codice gestuale improntato al disordine e alla trasgressione. La maschera del #Nardu# è inoltre portatrice di rovesciamento della norma e spreco, elementi che fanno di #Nardu# una figura ctonia, la cui funzione simbolica è quella di instaurare il caos per rinnovare la fertilità naturale e umana. #Nardu# si muove in silenzio, comunicando solo con gesti irriverenti e aggressivi. Le diverse azioni che compongono la rappresentazione seguono un canovaccio composto da diversi episodi. La rappresentazione inizia con l'azione di tre uomini a cavallo, i #suprastanti#, che vanno in avanscoperta per individuare la zona dove sistemare le greggi e la masseria. In tarda mattinata, poi, alla chiesa madre arriva #Nardu#, accompagnato da una serie di personaggi che rappresentano diversi mestieri e ruoli del lavoro pastorale. Da qui il corteo e le greggi si spostano lungo il corso del paese. Nella piazza di San Carlo, poi, si rappresentano alcuni momenti della vita di una masseria, con ostentazione dell'abbondanza alimentare e degli strumenti del lavoro pastorale: la preparazione della ricotta e della pasta con la ricotta, consumata collettivamente nella madia, la raccolta dell'erba e della legna, il trasporto dell'acqua, la caccia al coniglio, la cattura del ladro di arance, l'uccisione del lupo che minaccia l'agnello. La rappresentazione termina con l'annunciazione della nascita di Gesù e con l'inserimento, nella rappresentazione, di un rito prettamente religioso connesso alla festività dell'Epifania. Una processione composta dai Magi a cavallo e dalla Sacra Famiglia si sposta dalla piazza alla chiesa. Al corteo partecipa anche #Nardu#, che in alcune varianti è il primo a scoprire Gesù e mostra grande stupore per la nascita. La #Pastorale# di Santa Elisabetta può essere collegata ad altre rappresentazioni drammatiche connesse al Natale e caratterizzate dalla presenza della figura del pastore. In alcuni casi, queste maschere rimandano al tema dell'Adorazione dei pastori nei drammi sacri della Natività (gli officium pastorum diffusi in ambiente ecclesiastico), in altri possono essere messe in connessione con rituali più arcaici, legati alle celebrazioni del solstizio d'inverno. In Sicilia, si ricordano per esempio #i Pasturali# di Licata (AG), performance su committenza, effettuata nel periodo tra il 26 dicembre al 6 gennaio, con la presenza di diversi personaggi: pastori che rappresentano i Re Magi, un #curatulu# (soprintendente di masseria) e suonatori. La natura selvatica e diabolica della maschera di #Nardu# si ritrova in diverse maschere di pastori (o in maschere non di pastori ma caratterizzate da elementi propri dell'universo pastorale) diffuse in Sicilia, e in generale in ambito europeo e mediterraneo, in relazione al periodo invernale-primaverile. In Sicilia questo genere di maschera è diffuso con diverse varianti, alcune ancora attive, come la maschera dell'Orso nel carnevale di Saponara (ME), le maschere pasquali dei #Giudei# di San Fratello (ME) o dei #Diavuli# di Prizzi (PA)
- TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 19-ICCD_MODI_3789662093541
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0