Costume di Leandro (della commedia dell'arte, bene complesso/ parte componente)

1910 - 1910

Il giubbone è realizzato in twill di lana rosa. Il tessuto presenta dei ritagli sagomati e geometrici che creano delle decorazioni sulla superficie, delle vere e proprie fessure di forma ovoidale oblunga alternate ad altri motivi più piccoli. Da questi si intravede un controfondo in raso di seta ecrù, il quale crea un gioco di alternanza di colore e di luci tra il tessuto rosa opaco e quello ecrù lucido. Il giubbone si compone di tre teli sagomati, uno dietro e due davanti. Lo scollo è tondo e ha un’allacciatura anteriore con tredici bottoni automatici metallici, mentre tredici bottoni sul bordo costituiscono una finta abbottonatura che si conclude con un gancio sullo scollo. I finti bottoni presentano un fondo dorato con motivo centrale di stella a otto punte d’argento e sedici perle perimetrali, sempre in argento. Il giubbone termina a punta sul davanti, mentre posteriormente, presenta un taglio rotondo, con bordo imbottito, perimetrale, più ampio dietro, che si assottiglia degradando di dimensioni, fino a diventare molto piccolo anteriormente. Le maniche lunghe, mediamente larghe, si restringono ai polsi. Sono sempre in lana rosa, con alette al giro manica e orlate con bordo in raso di seta ecrù. Al collo è applicato, tramite cucitura, un colletto in batista di cotone ecrù a forma di gorgiera a cinque ordini di gale, sovrapposte, e digradanti di dimensioni verso la parte centrale anteriore, costituite da cannoni. Ai polsi sono presenti delle gale simili al colletto con cannoni in batista di cotone, ma a tre ordini di gale. Nel giubbone è presente un’etichetta rettangolare fermata con cucitura a soppunto in filato di cotone beige che riporta l’iscrizione riquadrata “SPECIALITA' COSTUMI / Caucino Adolfo / BIELLA” in giallo oro su fondo beige

  • OGGETTO costume di leandro della commedia dell'arte
  • MATERIA E TECNICA fibra animale/ lana
    fibra animale/ seta
    cucitura a macchina
    tessitura a telaio industriale
  • MISURE Larghezza: 41 cm
  • CLASSIFICAZIONE RAPPRESENTAZIONI/ PROFANE
  • ATTRIBUZIONI Caucino, Adolfo (1910)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Caucino, Adolfo (1910)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo delle Civiltà - Museo delle Arti e Tradizioni Popolari
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo delle Tradizioni Popolari
  • INDIRIZZO Piazza Guglielmo Marconi, 8/10, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il costume di Leandro fa parte della raccolta di maschere della commedia dell’arte curata da Alessandro Roccavilla su incarico di Lamberto Loria, per l’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. La commedia dell’arte, nelle sue peculiari caratteristiche, era al tempo scomparsa. Tra la seconda metà del Cinquecento e la fine del Settecento conobbe il periodo di massima diffusione come forma di rappresentazione teatrale che dalla penisola italiana giunse a diventare un fenomeno europeo. Prima che la denominazione di “commedia dell’arte” venisse introdotta con la riforma teatrale di Goldoni nel XVIII sec. e con l’affermazione della professionalità dell’attore (da cui "arte" nell'accezione di professione, mestiere), tali rappresentazioni erano conosciute con il nome di “commedia buffonesca”, “di maschere”, “a soggetto”, “all’improvviso”, “commedia degli Zanni”. Caratteristiche principali erano: l’uso di costumi e maschere; la costruzione semplice dei personaggi attraverso l’uso di un dialetto, la foggia del costume, un’età o una precisa condizione sociale; l’improvvisazione degli attori sulla base di un canovaccio (o scenario) che forniva una descrizione indicativa della successione delle scene e dell’azione dei personaggi: un pratico strumento mnemonico che si prestava in modo duttile a una forma orale di rappresentazione teatrale, fondata sull’azione, adattabile in funzione degli attori presenti (BIBR: TAVIANI 1982), nonché di pubblici e contesti differenti (BIBR: FERRONE 1993). Le maschere della commedia dell’arte costituirono un potente veicolo di rappresentazioni sulle relazioni sociali, le forme del potere, le differenze culturali rilevabili nell’espressività vocale (uso di differenti lingue e dialetti) e negli aspetti posturali e cinesici di personaggi legati a precisi contesti e territori. Il tema del viaggio attraverso il Mediterraneo, presente negli scenari e nella stessa vita itinerante di attori e attrici della Commedia, si offriva come risorsa per esplorare il contatto interculturale e rappresentare una vasta immaginazione geografica, incorporata nelle azioni performative (BIBR: JAFFE-BERG 2015; FERRONE 2014). Nelle intenzioni di Loria l’esposizione delle maschere nel Palazzo delle Maschere e dei costumi doveva rappresentare l’evoluzione storica della commedia dell’arte, dalla fine del secolo XVI al Goldoni, riconoscendo l’interesse etnografico di quegli elementi di origine popolare che pure avevano risentito di contatti con la Commedia erudita. I differenti gruppi espositivi segnalavano il passaggio dagli elementi comici, diversificati e non ancora formalizzati, che fino al XVI secolo avevano come campo d’azione la piazza (satire, buffonerie, contrasti tra un servo e un padrone, tra due servi o tra due Innamorati) fino ai caratteri più codificati delle maschere della commedia dell’arte che, dal Cinquecento, presero forma con l’attività di compagnie di attori e attrici professionisti (BIBR: CATALOGO MOSTRA 1911). Venivano così rappresentati alcuni “tipi fissi” – caratteri che ricorrono nelle differenti performance teatrali: Arlecchino, Brighella, il Capitano, ecc. –, inclusi gli Innamorati (personaggi seri, gli unici senza maschera) di cui fa parte Leandro, esposto nel gruppo IV dedicato ai “Personaggi della Commedia dell’Arte del secolo XVIII”. Il costume collezionato da Roccavilla è stato realizzato dalla sartoria Caucino di Biella, seguendo il modello iconografico delle incisioni di Maurice Sand (BIBR: SAND 1860). Nella foggia, codifica il carattere del “giovane amoroso”, il preferito di Lavinia o di Isabella (giovani “innamorate”): giubba, pantaloni e scarpe di colore rosa; presenza di pizzi e volant; piume di struzzo sul cappello. Tali caratteristiche rendevano il personaggio di Leandro una rappresentazione dell’ideale maschile della sua epoca, che richiedeva all’interprete un bell’aspetto, eloquenza e voce gradevole. Attraverso performance che transitavano nelle pubbliche piazze o sui palcoscenici teatrali, durante il periodo di carnevale o in particolari occasioni cerimoniali e festive, la commedia dell’arte rappresentò un veicolo di circolarità culturale tra élite e mondo popolare. In particolare i personaggi degli Innamorati potevano attingere a forme letterarie erudite per le scene di corteggiamento sul palcoscenico, mentre durante il carnevale potevano esibirsi in modo sessualmente provocatorio e trasgressivo. Leandro comparve per la prima volta sulle scene nel 1556 per poi legarsi all’attività di importanti attori come Francesco Pilastri della Compagnia degli Uniti (1593-94), Benedetto Ricci della compagnia dei Fedeli, Carlo Virgilio Romagnesi di Belmont (1694-97) (BIBR: RASI 1905). Alla fine del Seicento la maschera acquistò una crescente vena di ridicolo, assimilata sempre più alla figura del Capitano, maldestro, suscettibile e ignorante. Il soprannome “bellissimo Leandro” riconosciuto a Romagnesi divenne così, dopo la morte dell’attore, sinonimo di derisione (BIBR: SAND 1860)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici materiali
  • FUNZIONE E MODALITÀ D'USO mascheramento teatrale
  • CRONOLOGIA D'USO XX inizio
  • LUOGO DI REALIZZAZIONE Tipo di contenitore fisico: laboratorio sartoriale - Via San Filippo, 4, Biella (BI) - Piemonte , ITALIA
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Magnani, Fabrizio
    Fabrizio Magnani
    Naccari, Fabio
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201254197-5
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA scheda (1)
    scheda (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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