Gioja, Edoardo

1862-1937
RDF
  • BIOGRAFIA Edoardo Gioja, nato a Roma nel 1862, ebbe come primo maestro il padre Belisario, specializzato in quadri di genere alla maniera di Marià Fortuny. Dopo aver compiuto gli studi classici presso il liceo francese di Roma e essere stato avviato dal padre ad acquisire una certa maestria nel disegno e nella pittura, il giovane Gioja viaggiò, tra i 20 e i 27 anni, per tutta Europa, visitando, oltre numerose città e musei italiani, la Francia, la Germania, l’Olanda e l’Inghilterra. Forte è l’influenza della pittura fiamminga e olandese, come di Arnold Böcklin e dei preraffaelliti. Nel 1889 si sposa con Eugenia Vassio che da subito diviene sua musa ispiratrice e dalla quale ebbe tre figlie, Emilia, Attilia e Armida. Dopo essersi dedicato al quadro di genere, intorno al 1890 si apre alla pittura di paesaggio, stimolato dalla frequentazione di Nino Costa, suo secondo maestro. Nel 1891 entra a far parte dell’associazione artistica “In Arte Liberitas” partecipando quindi alle mostre di quegli anni del gruppo nonché alla sale dedicate al movimento rispettivamente allestite alla III Esposizione Internazionale di Venezia del 1899 e agli Amatori e Cultori del 1900. Praticò anche la ritrattistica, carica di storicismo, molto apprezzata dall’alta borghesia e dall’aristocrazia del tempo. Nel 1904 è tra i soci fondatori de “I XXV” della Campagna Romana, proprio grazie al suo interesse per la pittura di paesaggio. Si dedicò anche alle arti decorative, interesse maturato durante il suo primo soggiorno londinese tra il 1900 e il 1902, dove si avvicinò ai preraffaelliti e alle Arts and Crafts. Tra il 1896 e il 1900 eseguì l’arredamento della sala da pranzo del Villino Manzi a Roma, poi demolito. Tra il 1898 e il 1911 realizzò diversi interventi decorativi purtroppo andati perduti: gli affreschi, le vetrate e gli stucchi della Villa Ravà (Villa delle Rose) a Roma, progettata dall’architetto Cesare Bazzani (attribuiti a Gioja sono la cancellata, le finestre in ferro e i battenti del portone, fortunatamente rimasti); la decorazione del Villino Spalletti a Roma (sopravvivono alcuni ambienti); i soffitti dei romani Palazzetto Zuccari Hertz e Villino Manzi (quest’ultimo poi demolito). Eseguì inoltre 13 pannelli (di cui 11 conservati alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma) con la raffigurazione dell’Italia vittoriosa tra la Forza e l’Intelligenza per il Padiglione delle Feste in occasione dell’Esposizione del Cinquantenario dell’Unità del 1911. Nel 1913 realizzò l’affresco del salone da ballo dell’Ambasciata italiana a Vienna con il “Trionfo d’Italia” (probabilmente rimosso) e nel 1914 le allegorie dell’Industria e del Commercio nelle sale di rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura. Dopo una grande personale tenutasi a Milano nel 1918 con ben 188 opere, tra cui vari paesaggi eseguiti al pastello, si trasferì a Londra nel 1919 dove rimase sino alla morte, avvenuta nel 1937. A Londra incontrò il favore dell’aristocrazia inglese, eseguì un pannello decorativo per il Caffè Monaco a Piccadilly Circus (1920-1921; la Spadini data questo intervento al 1901-1902) e partecipò a diverse esposizioni personali e collettive, tra cui, nel 1925, una mostra di ritratti presso la Royal Academy

dal catalogo

DOVE SI TROVANO LE OPERE